Carissima /o,
Auguri, Auguri!
La festa del tuo compleanno è benedetta dal nostro fondatore e ispiratore Don Luigi Orione.
Ti trasmetto un’immagine su cui ho più volte riflettuto, ed è questa: Sul prato quasi secco che orna la piazzetta del paese, attorno a una torre secolare che ha visto le generazioni passare e crescere buone, alcuni fanciulli stavano un giorno giocando tra strilli e balocchi e dividendosi a squadre. Correvano, toccavano a turno le mura del vecchio castello lasciato a memoria dei vivi.
Poi, quando il fiato e le gambe si sentivano stanche, questi bambini sedevano in circolo, e a turno raccontavano una fiaba. Uno di essi si mise a narrare la storia di un pettirosso che, in un giorno di dicembre, infreddolito, sazio di volare e saltare tra i rami, si era rifugiato sotto la piccola tettoia di un crocifisso posto a ornamento religioso di una delle valli montane.
Quell’immagine era un richiamo per i passanti del luogo che si toglievano il cappello, quando con voce tenue e gioiosa pareva loro di sentire un canto che uscisse delle parole, fissate sul legno, che dicevano: “Fermati, uomo, guarda in su, lavora un po’ meno e prega di più”.
Il passerotto veniva ogni sera a ringraziare l’uomo della croce per un dono ricevuto. Di fatti, da quel legno, un giorno staccò la sua mano e colorò di rosso le piume del petto del gentile volatile.
Da allora divennero affezionati amici, il pettirosso e l’uomo della croce, tanto che si davano l’appuntamento nell’ora in cui i contadini, col rastrello sulla spalla, tornavano dal prato e lì facevano la sosta prima di entrare nelle case per la cena.
“E– continuava il bambino del gruppo- non so se gli uomini dicessero preghiere, ma il cip cip del pettirosso li tratteneva con un suono quasi di violino, e una melodia che piace, che fa sussultare ed entra nell’anima”.
Cinguettava l’uccellino accanto all’uomo della croce; anzi col becco pareva lo baciasse sul viso. Era una scena montana che si ripeteva e donava un sorso di felice speranza al villaggio, di sera.
Ti auguro di vedere sempre il sole che, scendendo tra le rocce o nel mare o tra le fronde del bosco ti saluta e ti dona speranza.
Ancora un augurio.
Don Erasmo e la Comunità Parrocchiale.